O è nome o non è nome

Tertium non datur. L’oracolo di Cratilo nel Cratilo di Platone

Autores

DOI:

https://doi.org/10.14195/1984-249X_24_9

Palavras-chave:

Platone, Cratilo, Nome, Giustezza, Significato

Resumo

Il nome dice la cosa, se è un nome. Se non dice la cosa non è nome. Questa è la sorprendente e sconcertante tesi sostenuta da Cratilo nell’omonimo dialogo platonico. La tesi già ad Ermogene suona enigmatica, un “oracolo” (manteia) che necessita della presenza di un ermeneuta per chiarire ciò che rimane occulto nei termini della massima. Secondo il discepolo di Eraclito, i nomi sono per natura giusti (orthous), almeno quanti sono nomi (Cra. 429b11). I nomi che non soddisfano questa condizione non sono dei nomi falsi, semmai non sono affatto nomi. In questo contributo vorremmo saggiare il Cratilo platonico rispetto al significato che si cela dietro le parole di Cratilo e chiarire la sua posizione di fronte alla confutazione di Socrate. Ci concentreremo, pertanto, sull’ultima sezione del dialogo consacrata allo scambio di battute fra Cratilo e Socrate e specificamente alle linee 427e-440e.

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Publicado

2018-09-01

Como Citar

Botter, B. (2018). O è nome o non è nome: Tertium non datur. L’oracolo di Cratilo nel Cratilo di Platone. Archai Journal, (24), 265. https://doi.org/10.14195/1984-249X_24_9